L’altra sera ero immerso nella lettura di un articolo sul castello Bran, posto al confine tra Valacchia e Transilvania: il castello, oltre alla sua bellezza architettonica, e’ divenuto famoso perché ritenuto l’antica dimora di Vlad Tepes III, noto ai più come il Conte Dracula.
Da lì, un improvviso flusso di coscienza ha aperto la mia mente a carpire più di una similitudine tra due grandi “cattivi” della letteratura e della cinematografia: Darth Vader e, appunto, il conte Vlad (ovviamente nella sua versione romanzata).
Non ho idea se George Lucas abbia preso spunto, per sceneggiare la storia di Anakin Skywalker, dalle pagine del libro di Bram Stoker, ma trovo che vi siano indubbi parallelismi tra le biografie di questi due personaggi.
Innanzitutto sia Anakin che Vlad sono grandi guerrieri, esperti combattenti, leader carismatici e fondamentalmente, due eroi predestinati. Uno e’ il prescelto della Forza, “l’eroe senza paura”, generale della Repubblica nelle guerre contro il movimento Separatista, l’altro e’ l’ultimo erede di una dinastia guerriera (l’ordine del Drago, Dracul) e l’ultimo baluardo della Cristianita’ contro l’Impero Ottomano.
Entrambi erano prescelti: ed entrambi diventano ciò che hanno sempre combattuto, cadendo dal piedistallo dell’Eroe e precipitando nell’oscurità, risorgendone poi come suo campione.
Anche la loro caduta presenta significativi parallelismi, avendo una nobile radice comune: l’Amore di una donna!
Anakin inizia il suo cammino verso il Lato Oscuro della Forza dopo la morte della madre Schmi e per la conseguente paura di perdere la donna che ama, Padme; il condottiero valacco rinnega Dio e la cristianita’ dopo che la sua sposa, Elizabetha, si toglie la vita.
Entrambi perdono se stessi ed il loro ruolo di campioni del bene, precipitano nell’oscurita’ e rinascono dall’ombra come araldi del Male.
Il movimento del tavolo operatorio da cui si erge a nuova vita il nuovo signore dei Sith, Darth Vader, rievoca abbastanza fedelmente il soprannaturale risveglio del vampiro dalla sua bara, al tramonto, pronto per una nuova caccia.
Anche la loro esistenza da mostro e’ assolutamente speculare: gli atroci atti di malvagità che compiono non possono nascondere il disprezzo per se stessi ed il rimpianto per ciò che sono stati in passato. Ma l’odio sommerge sia il rimorso che il rimpianto e li costringe a proseguire nel loro cammino oscuro.
E quando la loro intera esistenza sembra ormai segnata dal Male, ecco che nelle loro vite si accende una candela di speranza: il ritorno di un amore perduto, nel figlio che non sapeva di avere e nella reincarnazione della defunta sposa.
Luke Skywalker e Mina Murray sono lo specchio malinconico dei ricordi passati, il rimpianto che sorge impetuoso; ma anni di vita da mostro non si cancellano così facilmente, l’istinto predatorio prende il sopravvento e così viene naturale trascinare queste reliquie passate nel proprio mondo.
“Lo porterò al lato Oscuro ed al tuo cospetto” afferma Vader inginocchiandosi davanti al suo malvagio mentore, Darth Sidious. “Ti dono una vita immortale. Ed i poteri dell’oscurita’!” Sussurra Vlad all’orecchio di Mina, prima di farle bere il suo sangue infetto.
La candela però ormai è accesa: lentamente l’amore sgorga di nuovo nelle anime dei principi delle tenebre, il mostro che è in loro muore, ucciso dalla spada (metaforica) di Luke e dal pugnale (ben più reale) di Mina.
E con la morte del mostro corporeo, come una splendente fenice, risorge l’eroe perduto da tempo: Anakin e’ di nuovo uno Jedi del Lato Chiaro e porta a compimento la profezia del Prescelto, il Conte Vlad ascende al cielo, di nuovo cavaliere della Luce, riunendosi finalmente al suo amore, Elizabetha.
Distanti galassie e secoli, due vite parallele e così simili, la Via della Luce attraverso il cammino delle atenebre.
Mistrolomeo
venerdì 31 maggio 2019
giovedì 30 maggio 2019
DIARIO DI BORDO DEL CAPITANO KAPPA
Vol.11
Sono uscito dalla nave da solo per essere poi raggiunto da Arkael e Gabri... siamo atterrati su un pianeta alquanto isolato ma molto frequentato. Di pianeti del genere non ne avevo mai visti, solamente sentiti parlare. Questi pianeti sono composti prevalentemente da grotte più o meno grandi dove all’interno scorre la vita nel suo intero essere, ed è proprio lì che siamo andati scoprendo forme di vita nuove e che già si conoscevano intente a vivere nella
Più totale armonia. Avevamo già conosciuto uno di questi gruppi che abbiamo già inoltre incontrato con la loro nave (vedere vol 10) con i quali abbiamo intrattenuto una piacevolissima conversazione, andando a gettare basi per una collaborazione che se trova un buon punto di sbocco potrebbe rivelarsi ottima!
Inoltre a giorni saremo piuttosto impegnati su due altri pianeti che ci vedranno protagonisti. Meglio cominciare a prepararsi anche perché il nostro fornitore di spade c’è ne ha fatte recapitare altre 6!!
Che la forza sia con noi!
mercoledì 29 maggio 2019
Forma 3, Episodio 3: filosofia
Buongiorno a tutti!
Con la speranza sia finito il maltempo di queste ultime settimane, torniamo ad occuparci di Soresu!
Prima ancora di essere una Forma di combattimento con la Lightsaber, il Soresu e’ una vera e propria corrente filosofica, rappresentando perfettamente i dettami del credo Jedi e applicandone nel duello la sua essenza passiva e difensiva.
Anche se paradossalmente possiamo praticare la Forma 3 in maniera “aggressiva”, a seconda del nostro modo d’essere e del nostro carattere, la quintessenza del Soresu la applichiamo solamente quando il nostro animo “e’ calmo, in pace, passivo”, come afferma il maestro Yoda ne “l’impero colpisce ancora”, durante l’addestramento di Luke Skywalker.
Il Soresu non è nient'altro che l’estroflessione tecnica di questo concetto: la chiave e’ immergersi nell’occhio del Ciclone, una personale ed intima zona di tranquillità al centro del tumulto del duello esterno.
Ogni tecnica della Forma 3, in particolare il suo singolare gioco di gambe, punta esclusivamente alla elusione dello scontro, alla deviazione degli attacchi avversari, al dissuadere l’avversario nel proseguire il duello, ma nello stesso tempo, seguendo un percorso a spirale centripeta, porta ad attirare sempre più vicino il nostro avversario, aspettando che la sua frustrazione od il suo eccesso di Impeto lo portino a scoprirsi. Ed e’ la pazienza e la calma nell’attesa di quell’apertura che ci spiana la strada della vittoria.
Nel percorso didattico che ogni allievo della Tortellino Laser deve affrontare, uno degli ostacoli più insidiosi si rivela essere quasi sempre l’appropriarsi della filosofia del Soresu: la giovinezza, l’esplosività muscolare, l’agilità, sono strade facili ed abbastanza immediate per raggiungere il successo in un duello. Ma spesso, davanti alla tecnica ed all'esperienza di un avversario capace, non sono sufficienti.
Il passo successivo nell’apprendimento del Lightsaber Combat, e’ sviluppare la pazienza per costruirsi il Punto, crearsi una propria sequenza di tecniche, offensive e difensive, che portino l’avversario ad aprire la Guardia, maturare l’idea che il “tutto e subito” può funzionare, ma che alla lunga ci rende deboli. Da questo punto di vista, nessun allenamento diventa tanto efficace come lo studio della Forma 3.
-evita il colpo prima di deviarlo
-devia il colpo prima di pararlo
-para il colpo prima di colpire
-appoggiati al colpo per ottenere lo slancio da chiudere lo scontro.
Lo Schi-Cho crea famigliarità con la spada, il Makashi crea sensibilità con la spada, solo con il Soresu abbandoniamo la spada e ci avviciniamo al Duello!
Mistrolomeo
Con la speranza sia finito il maltempo di queste ultime settimane, torniamo ad occuparci di Soresu!
Prima ancora di essere una Forma di combattimento con la Lightsaber, il Soresu e’ una vera e propria corrente filosofica, rappresentando perfettamente i dettami del credo Jedi e applicandone nel duello la sua essenza passiva e difensiva.
Anche se paradossalmente possiamo praticare la Forma 3 in maniera “aggressiva”, a seconda del nostro modo d’essere e del nostro carattere, la quintessenza del Soresu la applichiamo solamente quando il nostro animo “e’ calmo, in pace, passivo”, come afferma il maestro Yoda ne “l’impero colpisce ancora”, durante l’addestramento di Luke Skywalker.
Il Soresu non è nient'altro che l’estroflessione tecnica di questo concetto: la chiave e’ immergersi nell’occhio del Ciclone, una personale ed intima zona di tranquillità al centro del tumulto del duello esterno.
Ogni tecnica della Forma 3, in particolare il suo singolare gioco di gambe, punta esclusivamente alla elusione dello scontro, alla deviazione degli attacchi avversari, al dissuadere l’avversario nel proseguire il duello, ma nello stesso tempo, seguendo un percorso a spirale centripeta, porta ad attirare sempre più vicino il nostro avversario, aspettando che la sua frustrazione od il suo eccesso di Impeto lo portino a scoprirsi. Ed e’ la pazienza e la calma nell’attesa di quell’apertura che ci spiana la strada della vittoria.
Nel percorso didattico che ogni allievo della Tortellino Laser deve affrontare, uno degli ostacoli più insidiosi si rivela essere quasi sempre l’appropriarsi della filosofia del Soresu: la giovinezza, l’esplosività muscolare, l’agilità, sono strade facili ed abbastanza immediate per raggiungere il successo in un duello. Ma spesso, davanti alla tecnica ed all'esperienza di un avversario capace, non sono sufficienti.
Il passo successivo nell’apprendimento del Lightsaber Combat, e’ sviluppare la pazienza per costruirsi il Punto, crearsi una propria sequenza di tecniche, offensive e difensive, che portino l’avversario ad aprire la Guardia, maturare l’idea che il “tutto e subito” può funzionare, ma che alla lunga ci rende deboli. Da questo punto di vista, nessun allenamento diventa tanto efficace come lo studio della Forma 3.
-evita il colpo prima di deviarlo
-devia il colpo prima di pararlo
-para il colpo prima di colpire
-appoggiati al colpo per ottenere lo slancio da chiudere lo scontro.
Lo Schi-Cho crea famigliarità con la spada, il Makashi crea sensibilità con la spada, solo con il Soresu abbandoniamo la spada e ci avviciniamo al Duello!
Mistrolomeo
giovedì 23 maggio 2019
DIARIO DI BORDO DEL CAPITANO KAPPA
Vol. 10
Siamo giunti infine al 10ecimo capitolo di questo viaggio raccontato dai miei occhi... spero chi chi mai leggerà questa memorie si diverta e impari qualcosa da ciò che stiamo vivendo. Ho tardato a scrivere per la quantità di cose a cui ho dovuto assistere e la quantità di cose da fare, rimane incredibile comunque che se anche ci si sforza per realizzare tutto con la più estrema calma c’è sempre qualcosa che ti faccia correre, il ponte della nave si era trasformata in una pista so sgusci. Abbiamo stretto amicizia con altre due realtà alle quali ci piacerebbe allegare anche un’alleanza che porti beneficio a entrambi, non sembra ma noi pirati con la lingua ci sappiamo fare eheheh. Si tratta di una nave che ha i suoi giri commerciali e che non smette di evolversi (si ci sanno fare) e l’altra invece è che il pianeta del sistema Idej ci ha contattato andando a creare un’ottima sintonia, persino a livello di studi!
Ah una cosa non ho detto molto importante! Abbiamo fatto visita al pianeta Lazarus, per salutarli e stare anche un po’ in compagnia facendo baldoria! È stato un ottimo periodo, Arkael ed io abbiamo avuto l’onore di confrontarci di nuovo con loro e abbiamo imparato tantissimo!! Simpatici, disponibili e alcuni di loro si sono meritati anche il soprannome di “grilli” per via della loro agilità nei movimenti!! Quasi non si vedevano!! Da rifare!
Ora dobbiamo concentrarci però a ciò che ci attende perché avremo un periodo parecchio impegnato! Non aggiungo altro per ora...
mercoledì 22 maggio 2019
Forma 3, Episodio 2: codifica
Buongiorno a tutti!
Oggi affrontiamo la seconda tappa della nostra avventura denominata Forma 3, alla scoperta di come, alla Tortellino Laser asd, abbiamo deciso di codificare il Soresu.
Come vi ho sempre detto, alla base del processo di codifica di uno Stile esiste sempre la fusione tra il Lore legato alla Saga Cinematografica ed una tecnica schermistica reale: esiste sempre, tranne che per il Soresu!
Le caratteristiche coreografiche della Forma 3 e la sua filosofia sono talmente iconiche che adattarla ad una scherma reale la avrebbe snaturata troppo. Perché?!? Ci arriviamo subito!
Se analizziamo lo Stile di Combattimento di Obi One Kenobi (Maestro della Forma 3), nei duelli contro Dooku, Grevious e Anakin, possiamo notare che il nostro amico Jedi ha uno stile totalmente passivo, non porta mai un attacco, agendo essenzialmente di risposta; abbiamo così deciso di restare perfettamente nel canone, quindi non potevamo associarlo ad una scherma reale (non esiste una tecnica schermistica che non preveda una componente offensiva).
Partendo da questo principio, abbiamo davvero affrontato un universo nuovo, cercando di concretizzare in uno Stile efficace e produttivo quanto visto nei film o letto nei romanzi.
Nel Soresu, la spada viene tenuta molto più vicina al corpo che negli altri stili di combattimento con la Lightsaber, per attirare il nostro avversario vicino e costringerlo a consumare le sue risorse energetiche nel tentativo di oltrepassare il nostro efficacissimo scudo difensivo.
Le guardie della Forma 3 sono studiate per fluidificarsi l’una nell’altra in maniera estremamente rapida, con minimi spostamenti e spreco di energie, oltretutto il disegno creato dalle direttive di difesa ha una componente estetica davvero elevata, dando una sensazione di grazia e morbidezza.
Il gioco di gambe e’ straordinariamente efficace dal punto di vista difensivo, tagliando per vie diagonali e rotazionali ed eludendo velocemente le direttive di attacco delle altre Forme; una volta appreso, il movimento del Soresu non consente in alcun modo punti di riferimento all’avversario e crea una frustrante sensazione di sfuggevolezza. Questo spesso porta il nostro compagno di duello ad esporsi ai nostri contrattacchi.
Come ho accennato prima il Soresu non prevede attacchi nella sua attuale codifica, solo risposte in chiusura tramite i movimenti circolari delle direttive di difesa, che diventano offensive dopo essere “rimbalzate” sull’attacco avversario. Esistono comunque alcuni Forme di attacco ad “invito”, proprio per provocare l’inizio dello scontro.
Ovviamente in un combattimento reale e di fronte ad un avversario esperto, non possiamo pensare di rimanere sempre nella fase di difesa passiva e quindi e’ sorto il problema di come gestire lo scontro in maniera completa: anche qui la Saga e’ venuta in nostro aiuto, mostrandoci come il maestro Kenobi integrasse nella sua scherma parti di Forma 1 e 4 durante le fasi offensive.
Abbiamo semplicemente seguito queste indicazioni: se il fruitore della Forma 3 decide di attaccare, cambia semplicemente Forma e si avvale delle sue tecniche di attacco.
Forse sarebbe interessante trovare anche degli attacchi propri del Soresu, ma in fondo abbiamo pensato che, con 8 Forme di combattimento a disposizione, potevamo tranquillamente creare degli stili più “estremizzati”, come del resto vedremo quando affronteremo la Forma 5.
Grazie dell’attenzione e a mercoledì prossimo!
Oggi affrontiamo la seconda tappa della nostra avventura denominata Forma 3, alla scoperta di come, alla Tortellino Laser asd, abbiamo deciso di codificare il Soresu.
Come vi ho sempre detto, alla base del processo di codifica di uno Stile esiste sempre la fusione tra il Lore legato alla Saga Cinematografica ed una tecnica schermistica reale: esiste sempre, tranne che per il Soresu!
Le caratteristiche coreografiche della Forma 3 e la sua filosofia sono talmente iconiche che adattarla ad una scherma reale la avrebbe snaturata troppo. Perché?!? Ci arriviamo subito!
Se analizziamo lo Stile di Combattimento di Obi One Kenobi (Maestro della Forma 3), nei duelli contro Dooku, Grevious e Anakin, possiamo notare che il nostro amico Jedi ha uno stile totalmente passivo, non porta mai un attacco, agendo essenzialmente di risposta; abbiamo così deciso di restare perfettamente nel canone, quindi non potevamo associarlo ad una scherma reale (non esiste una tecnica schermistica che non preveda una componente offensiva).
Partendo da questo principio, abbiamo davvero affrontato un universo nuovo, cercando di concretizzare in uno Stile efficace e produttivo quanto visto nei film o letto nei romanzi.
Nel Soresu, la spada viene tenuta molto più vicina al corpo che negli altri stili di combattimento con la Lightsaber, per attirare il nostro avversario vicino e costringerlo a consumare le sue risorse energetiche nel tentativo di oltrepassare il nostro efficacissimo scudo difensivo.
Le guardie della Forma 3 sono studiate per fluidificarsi l’una nell’altra in maniera estremamente rapida, con minimi spostamenti e spreco di energie, oltretutto il disegno creato dalle direttive di difesa ha una componente estetica davvero elevata, dando una sensazione di grazia e morbidezza.
Il gioco di gambe e’ straordinariamente efficace dal punto di vista difensivo, tagliando per vie diagonali e rotazionali ed eludendo velocemente le direttive di attacco delle altre Forme; una volta appreso, il movimento del Soresu non consente in alcun modo punti di riferimento all’avversario e crea una frustrante sensazione di sfuggevolezza. Questo spesso porta il nostro compagno di duello ad esporsi ai nostri contrattacchi.
Come ho accennato prima il Soresu non prevede attacchi nella sua attuale codifica, solo risposte in chiusura tramite i movimenti circolari delle direttive di difesa, che diventano offensive dopo essere “rimbalzate” sull’attacco avversario. Esistono comunque alcuni Forme di attacco ad “invito”, proprio per provocare l’inizio dello scontro.
Ovviamente in un combattimento reale e di fronte ad un avversario esperto, non possiamo pensare di rimanere sempre nella fase di difesa passiva e quindi e’ sorto il problema di come gestire lo scontro in maniera completa: anche qui la Saga e’ venuta in nostro aiuto, mostrandoci come il maestro Kenobi integrasse nella sua scherma parti di Forma 1 e 4 durante le fasi offensive.
Abbiamo semplicemente seguito queste indicazioni: se il fruitore della Forma 3 decide di attaccare, cambia semplicemente Forma e si avvale delle sue tecniche di attacco.
Forse sarebbe interessante trovare anche degli attacchi propri del Soresu, ma in fondo abbiamo pensato che, con 8 Forme di combattimento a disposizione, potevamo tranquillamente creare degli stili più “estremizzati”, come del resto vedremo quando affronteremo la Forma 5.
Grazie dell’attenzione e a mercoledì prossimo!
mercoledì 15 maggio 2019
Forma 3, Episodio 1: Lore
Da questa settimana inizieremo insieme un nuovo viaggio, entrando in una nuova galassia ed andando ad analizzare, nei suoi molteplici aspetti, forse lo Stile più iconico e famoso dell’intera saga di Star Wars.
La Forma 3, il Soresu, conosciuto anche come la Via del Mynock o la Forma della resistenza, venne codificato prevalentemente per una ragione: l’aumento dell’uso del fuoco Blaster nella galassia.
Gli altri Stili schermistici adottati da Jedi e Sith, si basavano su ampi fendenti e parate che poco potevano fare contro nemici che, da più direzioni, sparavano raffiche di Laser.
Il Soresu invece, tenendo la spada molto vicina al corpo, crea una barriera pressoché impenetrabile anche al fuoco multiplo a ripetizione, dando modo al fruitore di gestire facilmente uno scontro con numerosi avversari. La maggior parte dei Jedi sopravvissuti alla battaglia di Geonosis utilizzo’ in quell’occasione efficacemente la Forma 3.
In realtà i Jedi scoprirono ben presto che il Soresu era molto di più di un accorgimento tecnico per contrastare i Blaster sempre più presenti: il suo approccio quasi passivo al Duello era quanto di più “Jedi” si potesse chiedere ad una forma schermistica.
Il praticante la Forma 3 e’ sempre sulla difensiva, lasciando che l’avversario lentamente consumi le sue risorse energetiche, limitandosi a brevi contrattacchi; nel frattempo si ha la possibilità di controllare completamente lo scontro, sia da un punto di vista tecnico che mentale, addirittura conversando con l’avversario e magari riuscendo nel farlo desistere dal proseguire il combattimento.
Altra caratteristica del Soresu e’ la totale neutralità dello stile, non compensa nessuna necessità: Mace Windu usava il Vaapad (Forma 7) per venire incontro alla sua natura oscura e combattiva, Yoda era un esperto di Ataru (Forma 4) per compensare la sua bassa statura, Dooku era il signore del Makashi per via della sua volontà di competizione e di auto affermazione.
Non il Soresu, la Forma 3 serve a se’ stessa. Non a caso il maestro Obi One Kenobi venne scelto per affrontare il generale Grevious, il capo dei droidi non poteva concepire uno stile che non presenta alcuna volontà di offendere e venne sconfitto dal Jedi, che gli mozzo’ progressivamente le sue 4 spade laser.
La prossima settimana vedremo insieme come abbiamo voluto codificare la Forma 3, qui alla Tortellino Laser asd!
Mistrolomeo
martedì 14 maggio 2019
DIARIO DI BORDO DEL CAPITANO KAPPA
Vol.9
Non c’è che dire! Nei nostri allenamenti non ci si annoia mai! Arkael che è colui che guida più o meno tutto l’iter delle nostre sessioni a volte fa di tutto per farsi odiare, ma dopotutto però serve anche essere alquanto fisicamente preparati, un arrembaggio non si fa certo da seduti.
La ciurma comunque è contenta sia degli allenamenti sia anche degli obiettivi che stiamo raggiungendo e che a ogni tempesta di asteroidi superiamo!! Effettivamente siamo proprio bravi, Mistrolomeo guida la nave come se fosse una parte del suo corpo, Arkael si destreggia tra il pensare e colui che addestra, la ciurma risponde viva!! A volte mi chiedo a cosa servo, poi mi ricordo che quello che sventola meglio la bandiera sono io! Quindi mi tranquillizzo!
Ci aspettano due pianeti su cui andare a reclutare e fare un po’ di razzia... dopo il pianeta Z voglio vedere cosa è effettivamente cambiato in noi...
mercoledì 8 maggio 2019
Forma 2, Episodio 5: Alchimia
Buongiorno a tutti!
Con l’episodio di oggi concludiamo il nostro percorso alla scoperta della Forma 2, il Makashi.
Tra i vari e variegati aspetti di questo Stile elegante, il profilo che preferisco è sicuramente quello legato alla sua appartenenza alchemica, anche perche’ ci permette di cogliere davvero l’essenza della Forma e di darci una misura di come calarci nello stile ed interpretarlo in maniera personalizzata.
Lo Schii-Cho era solida e statica Terra, il Makashi invece è perfettamente rappresentato da un elemento molto più fluido: l’Acqua.
Il movimento ritmico a molla che sta alla base del Makashi e’ una metafora pratica del movimento delle onde marine, così come il dinamico e costante fluire tra le sue tre guardie; il massimo splendore estetico di un fruitore della Forma 2 sta tutto nel morbido contrarsi in difesa ed aprirsi durante le fasi di attacco.
La possibilità di uscire da una forma predefinita e’ un chiaro riferimento alchemico all’acqua, la cui capacita’ di adattarsi al contenitore in cui è contenuta fu addirittura citata dal maestro Bruce Lee per spiegare le fondamenta del suo stile personale, il Jet Kune Do, caratterizzato appunto da una mancanza di forme prestabilite.
Come il suo elemento di riferimento, il Makashi può essere calmo, o burrascoso, immobile nella sua dinamicità come aggressivo e sferzante, la placidità quieta di un lago o la violenza di una cascata; sta ad ognuno di noi trovare la Via per definirlo a nostra immagine e somiglianza, oppure anche semplicemente in base alle fasi del Duello.
La componente liquida e acquatica del Makashi si riflette anche in campo zoologico, attraverso la figura archetipa del serpente: le spire degli ofidi sono un perfetto esempio di come interpretare correttamente i movimenti dello Stile, le gambe le spire, la lama pronta a “mordere” in maniera fulminea. Non a caso la Rowling, nella saga di Harry Potter, associa l’elemento acqua alla casa Serpeverde.
L’Acqua da sempre, come simbologo generatore di Vita, e’ associato al femminile. Sarà un caso che i migliori fruitori dello Stile Makashi siano proprio le donne?!?
Dalla prossima settimana partiremo per un nuovo viaggio, alla scoperta del mio personale stile preferito, il Soresu.
Mistrolomeo
Con l’episodio di oggi concludiamo il nostro percorso alla scoperta della Forma 2, il Makashi.
Tra i vari e variegati aspetti di questo Stile elegante, il profilo che preferisco è sicuramente quello legato alla sua appartenenza alchemica, anche perche’ ci permette di cogliere davvero l’essenza della Forma e di darci una misura di come calarci nello stile ed interpretarlo in maniera personalizzata.
Lo Schii-Cho era solida e statica Terra, il Makashi invece è perfettamente rappresentato da un elemento molto più fluido: l’Acqua.
Il movimento ritmico a molla che sta alla base del Makashi e’ una metafora pratica del movimento delle onde marine, così come il dinamico e costante fluire tra le sue tre guardie; il massimo splendore estetico di un fruitore della Forma 2 sta tutto nel morbido contrarsi in difesa ed aprirsi durante le fasi di attacco.
La possibilità di uscire da una forma predefinita e’ un chiaro riferimento alchemico all’acqua, la cui capacita’ di adattarsi al contenitore in cui è contenuta fu addirittura citata dal maestro Bruce Lee per spiegare le fondamenta del suo stile personale, il Jet Kune Do, caratterizzato appunto da una mancanza di forme prestabilite.
Come il suo elemento di riferimento, il Makashi può essere calmo, o burrascoso, immobile nella sua dinamicità come aggressivo e sferzante, la placidità quieta di un lago o la violenza di una cascata; sta ad ognuno di noi trovare la Via per definirlo a nostra immagine e somiglianza, oppure anche semplicemente in base alle fasi del Duello.
La componente liquida e acquatica del Makashi si riflette anche in campo zoologico, attraverso la figura archetipa del serpente: le spire degli ofidi sono un perfetto esempio di come interpretare correttamente i movimenti dello Stile, le gambe le spire, la lama pronta a “mordere” in maniera fulminea. Non a caso la Rowling, nella saga di Harry Potter, associa l’elemento acqua alla casa Serpeverde.
L’Acqua da sempre, come simbologo generatore di Vita, e’ associato al femminile. Sarà un caso che i migliori fruitori dello Stile Makashi siano proprio le donne?!?
Dalla prossima settimana partiremo per un nuovo viaggio, alla scoperta del mio personale stile preferito, il Soresu.
Mistrolomeo
martedì 7 maggio 2019
DIARIO DI BORDO DEL CAPITANO KAPPA
Vol.8
Di avventure e storie non si finisce mai di sentirle, impararle o raccontarle, a volte si ripetono altre si modificano e altre ancora nascono da storie che si pensavano finite.
Proprio la settimana scorsa è arrivato dall’altra parte della galassia un nostro vecchio amico con cui abbiamo condiviso molti dei nostri ideali quando eravamo sotto la stessa bandiera.
Come noi, lui e la sua ciurma hanno deciso di imbarcarsi per conto loro.
Pirati su cui vessillo splende una bellissima fenice!
Ci siamo incontrati e ci siamo salutati come non succedeva da tempo e ci siamo fermati su un pianeta alquanto ospitale! Davanti a un bel boccale della miglior bevanda di quel pianeta si è discusso dei tempi andati, di quando eravamo sotto la stessa effige per poi avvicinarsi ad argomenti che interessassero di più i nostri progetti futuri. Con grande gioia abbiamo messo le fondamenta per realizzare qualcosa di grosso e che prevede la collaborazione di altre realtà ma che seguono il nostro stesso percorso. Ci siamo lasciati con il sorriso sulle labbra e la voglia di ricostruire qualcosa andato perso!
Inoltre, ma questo lo scriverò un’altra volta l’eco delle nostre battaglie sul pianeta Z hanno riscosso grande clamore tanto da farci dirigere verso un’altra destinazione che potrebbe fare al caso nostro! Non scriverò altro adesso, forse per scaramanzia oppure per ponderate meglio le parole da scrivere. La pazienza che mi è stata insegnata in ogni caso si è sempre rivelata utile!
Che la Forza sia con noi!
lunedì 6 maggio 2019
Clan e Famiglia
Quando arrivavano al Tempio Jedi, gli iniziati venivano smistati in Clan, ognuno con le sue peculiarità. Si dice anche che per i giovani dotati nella Forza, il Clan fosse scelto ben prima del loro arrivo al tempio dai tutori Jedi, che, grazie alla Forza, indirizzavano i giovani al Clan più adatto alle loro caratteristiche.
Ogni Clan era come una famiglia per il giovane iniziato, un gruppo di amici, un sostegno, un aiuto: "Compagni nella Forza, più vicini di un fratello o di una sorella.".
I membri del Clan mangiavano, dormivano, studiavano, si allenavano insieme.
Ovviamente nessuno di noi ora vive dentro un tempio Jedi, quello che vogliamo portare avanti è lo spirito di Clan!
Noi siamo nati da un Clan: il Clan delle Fiamme Rinate (Qui), la mitica Fenice è il nostro simbolo.
L'idea che abbiamo dell'associazione è però sostanzialmente rimasta invariata: siamo ancora un Clan, e ogni iscritto può trovare sostegno da qualunque altro iscritto, per qualunque cosa!
Che sia un aiuto pratico, un sostegno morale o altro, ci siamo l'uno per l'altro.
Abbiamo un Kapitano, certo, che è comunque parte della Ciurma, membro del Clan, elemento della nostra famiglia allargata!
Sentiti accolto, permetterti di essere a tuo agio nella Tortellino Laser a.s.d., non sarai mai trattato da estraneo o respinto. Rispetta il Clan e sarai sempre rispettato!
Ci piacerebbe diventare ancora più grandi, permettere la nascita di altri Clan, e andare avanti insieme nello sport, nel gioco e nell'Amicizia!
giovedì 2 maggio 2019
Forma 2, Episodio 4: Geometrie
Bentrovati dopo questo ponte spaziale!
Questa settimana proseguiremo la nostra esplorazione dell’affascinante mondo del Makashi, la seconda Forma di combattimento con la spada Laser.
Dopo aver approfondito le origini, la codifica e la filosofia che stanno dietro la Forma 2, oggi vorrei parlarvi di un aspetto a mio avviso fondamentale per assimilare questo raffinato Stile: la sua geometria.
Lo Schii-Cho viene geometricamente correlato ad una sfera difensiva, al cui centro sta il duellante ed il cui raggio e’ rappresentato dalla lama della spada; ma se invece proviamo a dare una forma geometrica ad uno stile aggressivo come il Makashi, questa Forma è senza dubbio il Cono.
In questo caso il duellante può essere visivamente rappresentato dalla base del nostro cono, protetto dal grande allungo di una presa ad una mano e dal prolungamento della lama, che ne delimitano costantemente la punta.
Nostro scopo primario, durante la pratica della Forma 2, e’ penetrare con la punta del cono le difese dell’avversario: tutte le direttive di attacco e le deviazioni difensive, per essere eseguite correttamente, devono scorrere sull’altezza del Cono, scivolando costantemente sulla sua superficie. Oltre a darci un aiuto ed un “appiglio didattico” con le traiettorie, lambire la superficie del Cono rende ogni nostro movimento particolarmente bello esteticamente, dando l’idea di scivolare con la lama su dei quarti di luna.
Oltre alla componente estetica, da non tralasciare mai quando parliamo di Makashi, immaginare il Cono durante la pratica dello Stile ci da’ la possibilità di ridurre al minimo i movimenti inutili od esageratamente fuori dalla postura, risparmiando parecchio sulle richieste energetiche dello stile (il concetto di “Muda”, tanto caro al Bushido).
Il concetto figurativo del Cono ci aiuta molto anche su un altro aspetto del duello in Forma 2: il gioco di gambe e la distanza di ingaggio. Mantenere una giusta distanza dal compagno di duello ci permette di affondare la punta del nostro cono nelle sue difese, se ci allontaniamo troppo, il Cono non “punge”, se ci avviciniamo troppo la punta del Cono si “apre” e ci rendiamo totalmente indifesi nei confronti dei contrattacchi avversari.
Va specificato che durante la didattica del Makashi “avanzato”, alla Tortellino Laser asd abbiamo codificato tecniche per “accorciare” l’altezza del Cono, contraendo la guardia per poi esplodere con una risposta in chiusura.
A presto!
Mistrolomeo
Questa settimana proseguiremo la nostra esplorazione dell’affascinante mondo del Makashi, la seconda Forma di combattimento con la spada Laser.
Dopo aver approfondito le origini, la codifica e la filosofia che stanno dietro la Forma 2, oggi vorrei parlarvi di un aspetto a mio avviso fondamentale per assimilare questo raffinato Stile: la sua geometria.
Lo Schii-Cho viene geometricamente correlato ad una sfera difensiva, al cui centro sta il duellante ed il cui raggio e’ rappresentato dalla lama della spada; ma se invece proviamo a dare una forma geometrica ad uno stile aggressivo come il Makashi, questa Forma è senza dubbio il Cono.
In questo caso il duellante può essere visivamente rappresentato dalla base del nostro cono, protetto dal grande allungo di una presa ad una mano e dal prolungamento della lama, che ne delimitano costantemente la punta.
Nostro scopo primario, durante la pratica della Forma 2, e’ penetrare con la punta del cono le difese dell’avversario: tutte le direttive di attacco e le deviazioni difensive, per essere eseguite correttamente, devono scorrere sull’altezza del Cono, scivolando costantemente sulla sua superficie. Oltre a darci un aiuto ed un “appiglio didattico” con le traiettorie, lambire la superficie del Cono rende ogni nostro movimento particolarmente bello esteticamente, dando l’idea di scivolare con la lama su dei quarti di luna.
Oltre alla componente estetica, da non tralasciare mai quando parliamo di Makashi, immaginare il Cono durante la pratica dello Stile ci da’ la possibilità di ridurre al minimo i movimenti inutili od esageratamente fuori dalla postura, risparmiando parecchio sulle richieste energetiche dello stile (il concetto di “Muda”, tanto caro al Bushido).
Il concetto figurativo del Cono ci aiuta molto anche su un altro aspetto del duello in Forma 2: il gioco di gambe e la distanza di ingaggio. Mantenere una giusta distanza dal compagno di duello ci permette di affondare la punta del nostro cono nelle sue difese, se ci allontaniamo troppo, il Cono non “punge”, se ci avviciniamo troppo la punta del Cono si “apre” e ci rendiamo totalmente indifesi nei confronti dei contrattacchi avversari.
Va specificato che durante la didattica del Makashi “avanzato”, alla Tortellino Laser asd abbiamo codificato tecniche per “accorciare” l’altezza del Cono, contraendo la guardia per poi esplodere con una risposta in chiusura.
A presto!
Mistrolomeo
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